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  • Immagine del redattoreYOBA

DineLA: la fashion week dei ristoranti

A chi non piace andare a mangiare nei migliori ristoranti, senza bisogno di dover cucinare o di dover lavare i piatti, spendendo una cifra relativamente bassa? Probabilmente è delle cose preferite da chiunque.

Negli stati Uniti ha preso piede un’iniziativa che unisce il bisogno dei clienti di spendere il meno possibile mangiando nei migliori ristoranti e il bisogno dei ristoratori di trovare nuovi clienti.

L’iniziativa si chiama “dineLA”; ma in che cosa consiste di preciso? Già dal nome si può intuire qualcosa; infatti viene dall’unione termine inglese “diner”, ossia "colui che va al ristorante" e dalla sigla LA, ovvero Los Angeles, la città in cui si svolge. In particolare è un periodo di 2 settimane che si svolge 2 volte all’anno, proprio come le fashion week delle grandi capitali europee, ma durante il quale i ristoranti che decidono di aderire al progetto propongono ai loro clienti dei menu a prezzi fissi molto più economici del solito.

Il progetto nasce da un’idea della Commissione per il turismo di Los Angeles e da American Express e l’obiettivo primario era di attirare nella città non solo visitatori per le architetture famose o per le celebri spiagge, ma anche per i suoi ristoranti. L’iniziativa risale al 2008, anno in cui aderirono “solo” 140 ristoranti della città, arrivando nel 2014 a superare quota 300 e cominciando a diffondersi in tutto paese. Ovviamente per i clienti questa è un’opportunità da cogliere al balzo, visto che permette di mangiare in posti che potevano essere ritenuti troppo cari, oppure si possono sperimentare nuovi ristoranti nei quali non si aveva avuto precedentemente occasione. Il fattore economico negli USA è abbastanza importante visto che andare a mangiare fuori è molto caro; infatti al prezzo dei piatti bisogna aggiungere anche le tasse, la mancia e le bevande. Come tutte le cose ovviamente ha dei lati negativi che però non sono troppo discriminanti sull’esperienza complessiva, come ad esempio il fatto che essendoci menu fissi chi ha delle restrizioni alimentari può trovarsi in difficoltà, anche se si può sempre controllare il menù online e comunque spesso i ristoratori offrono anche il menu classico in contemporanea a quello fisso, così da lasciare libera scelta ai clienti. Un altro aspetto negativo consiste nel fatto che alcuni ristoranti decidono di proporre un’offerta più limitata di piatti per sopperire al minor guadagno, rimuovendo alcune specialità o alcuni dei piatti tipici e più pregiati. Inoltre bisogna considerare che durate le 2 settimane i ristoranti saranno più affollati del solito, bisogna dunque avere del personale in grado di far fronte alla richiesta, anche se questo problema è facilmente risolvibile assumendo nuovi cuochi e camerieri creando nuovi posti di lavoro.


Attualmente questo evento ha preso piede solo nella West Coast; infatti non se ne sente molto parlare in Europa..

Ma quanto siamo lontani dal poterlo realizzare anche nel Vecchio Continente e soprattutto in Italia?

Non c’è una risposta precisa, ma di sicuro si può affermare che a livello di cucina l’Italia è uno dei paesi leader nel mondo di conseguenza dovremmo avere tutte le carte in regola per poter portare avanti un evento del genere. Infatti si aiuterebbero sia le persone a fare nuove esperienze culinarie sia i ristoratori che troverebbero nuovi clienti. Organizzare un evento di tale portata non è semplice come sembra, difatti in Italia non c’è lo stesso spirito di innovazione e di impresa degli Stati Uniti, anche perché i ristoranti che riescono a restare aperti hanno già una loro clientela fedele che gli permette di portare avanti l’attività. Così facendo i ristoranti però, restano nella loro zona di comfort, non si espandono ad un pubblico di consumatori molto più ampio e rinunciano ad un maggiore guadagno che ci sarebbe se questo evento si diffondesse anche nello Stivale. Il nostro paese è reduce da 3 mesi di lockdown in cui tutte le attività commerciali si sono dovute fermare causando perdite di fatturato enormi, dunque se volessimo sfruttare il momento di ripartenza per lanciare una nuova iniziativa che aiuti sia i ristoratori che i clienti e che ricominci a far girare il denaro nelle tasche degli italiani questo potrebbe essere il momento giusto.


Alessandro P.

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